Zampieri, Fabio, 2006
Fabio Zampieri, Storia e origini della medicina darwiniana, Mattioli 1885, [Fidenza], [2006], pagine 287, in Literary.it, 1 (2011).
Testo della recensione
La dottrina darwiniana ha influenzato non solo la riflessione filosofica e antropologica, ma anche la scienza medica, In effetti, la scienza medica fa uso del pensiero darwiniano «quando tenta di concettualizzare la natura e la causalità della malattia in termini evolutivi e mira a una rifondazione dell’intervento terapeutico sulla base di tale concettualizzazione» (Introduzione, p. 19). In pratica, si fa ricorso al darwinismo quando si intende analizzare le cause storiche, evolutive (“cause remote”) della malattia – parallelamente alle “cause prossime” -, sulla base della teoria secondo cui la malattia è legata, direttamente o indirettamente, al determinismo della selezione naturale.
La novità dell’indagine storica di Fabio Zampieri, specialista in materia per i suoi studi accademici e i suoi saggi scientifici, è quella di aver condotto una globale e al contempo analitica disamina del problema – ovviamente privilegiando aspetti teorici, ambiti pratici e autori per lui più significativi –, che lo ha condotto a distinguere due periodi di tale rapporto tra dawinismo e scienza medica: l’uno, classico, collocabile intorno al 1860-1930, da lui denominato «darwinismo medico»; l’altro, contemporaneo, collocabile dagli anni ’80 del Novecento a tutt’oggi, denominato «medicina darwiniana».
La differenza tra l’uno e l’altro periodo riguardante il rapporto tra darwinismo e scienza medica non è individuabile nei temi trattati, che risultano praticamente identici, e cioè, sempre a proposito delle malattie, la predisposizione – costituzione ed ereditarietà – e il disadattamento, come rapporto dell’organismo, in quanto prodotto evolutivo, con l’ambiente esterno. La differenza è invece riscontrabile nel fatto che il primo periodo si presentò molto complesso ed eterogeneo, perché rappresentato da studiosi di vari campi – dalla medicina alla biologia e all’antropologia – e, soprattutto, perché ispirato a presupposti ideologici, quale la visione materialistica – si consideri del resto la coincidenza con il positivismo filosofico ottocentesco – e la concezione razzista con la conseguente o concomitante teoria eugenetica (miglioramento della specie umana a livello del patrimonio genetico) e la teoria imperialista (dominio delle razze più forti su quelle più deboli).
Il secondo periodo, quello contemporaneo, si distanzia dalla prospettiva eugenetica o del “darwinismo sociale” e d’altra parte si occupa del patrimonio genetico comune a tutti gli uomini, piuttosto che interessarsi alle differenze genetiche individuali o di singoli gruppi o razze. Ma soprattutto la differenza è da vedersi nell’ambito specifico del darwinismo, cioè nella concezione della selezione naturale applicata alla malattia. Nel darwinismo medico, la malattia era spiegata come un carattere che sfuggiva all’opera della selezione naturale; in seguito, si ritenne invece che proprio la selezione naturale sarebbe alla base della predisposizione alla malattia e alla base del disadattamento; soprattutto, si venne a stabilire il concetto che ogni modifica evolutiva, se risulta vantaggiosa, comporta tuttavia, contestualmente, anche rischi patologici – come ad esempio per quanto riguarda la statura eretta, che induce, tra l’altro, patologie ossee e vertebrali.
Fabio Zampieri espone quindi, con molta precisione e con dottrina ma anche con fluidità e con scrittura gradevole, le conseguenze pratiche, sul piano diagnostico e sul piano terapeutico, della medicina darwiniana. Il discorso poi sviluppa, in tre capitoli particolareggiati e molto intensi, la storia della concezione del darwinismo medico e, attraverso i contributi del neodarwinismo, la storia della successiva concezione della medicina darwiniana, segnatamente attraverso i due massimi esponenti della stessa: George Williams e Randolph Nesse. L’esposizione presuppone da parte del lettore una certa dimestichezza con i concetti di medicina e dell’evoluzionismo biologico, ma, se non manca una cognizione di base in tal senso, si rivela non solo piacevole, ma persino avvincente, quasi fosse la narrazione – è stato anche osservato – di un romanzo. [Francesco di Ciaccia]
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