Lain – Calloni, 1988
Allarga lo sguardo: la tua pelle respirerà, recensione di Luciana Lain – Francesco Calloni, La pelle dell’India, Gorle – Milano, Velar – Cammino Missioni Cappuccine, 1988, pagine 199, «Rosetum», 3 (1989) pagina 27.
Testo della recensione
Luciana Lain e Francesco Calloni hanno realizzato uno splendido volume sull’India, frutto non già di elucubrazioni e di studi a tavolino, ma di esperienza di viaggio. Il viaggio è stato compiuto appositamente per offrire al mondo un realistico panorama del Paese, per un’immediata e viva comprensione.
II testo è stato redatto sul posto durante un mese di “missione”: Francesco Calloni è un Cappuccino missionario, che per sei anni è vissuto in Costa d’Avorio a servizio della Chiesa universale attraverso l’obbedienza cappuccina. Le fotografie, tutte bellissime, imponenti e, per la maggior parte, “di prima mano” e inedite, ora ariose ed ora segrete, stagliano dinanzi agli occhi la viva realtà del luogo umano e naturalistico, la verità nuda e palpitante dell’India, in tanti suoi aspetti d’amore e di morte.
Ugualmente è opera di vivacità e di fine gusto lo scritto a firma di Luciana Lain, che coinvolge ed attira, come in un film di parole e di immaginifico linguaggio al contempo poetico e realistico.
Non voglio, però, sprecare le mie righe con povere parole mie, per cui cito dall’Introduzione alcune frasi, stralciate con il tacito consenso dell’introduttore. Che spero non s’arrabbi. Perlomeno con me. “Spaziavo realmente nella sua terra infida, nell’incognita purulenta d’un’India sperduta e penosa: io la stavo conoscendo, viso a viso, leggendo questo libro avido di cose, la toccavo con mano di fantasia […]. Ma che cosa dice, che cosa dice a noi quest’India fetente, povera, esuberante, variegata, quest’India che stordisce di rumori ed accieca di solitudine, ricca e pezzente, livida di sogni e soffocata di realtà? […]. Nel libro ci sono descrizioni di città, nel loro panorama esteriore ma soprattutto nel brulichio della loro umanità: […] una illustrazione non arida; obiettiva ma viva, penetrata nei dettagli, in dialogo con l’uomo degli affanni, registrata per strada ed insinuata nelle case […]. Al segreto del tempo, che sembra non scorrere, è strappato un brandello di vita, le immagini scavano istantanee di affanni, di sorrisi, di preghiere. […] E se guardate non solo i sorridenti bimbi, ma anche gli adulti al lavoro o la donna che porta la brocca, voi vedete una finezza ed una gentilezza estetica che stupiscono: quasi fossero fresche della divina creazione. […] Quando sarà giunto all’ultima pagina del libro, il lettore non si troverà istruito su tutto ciò che è l’India. […] Il lettore avrà invece la sensazione di aver ‘toccato con mano’ tante piaghe e tanti volti e si sentirà più vicino a questa terra e a questo popolo nell’odore e nel profumo della sua ‘pelle’ ”. Ed ora, a buon leggere. [Francesco di Ciaccia]
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