Cantalamessa, Raniero, 1989
Bellissime pagine “edificanti” su Maria, recensione di Raniero Cantalamessa, Maria uno specchio per la Chiesa, Milano, Àncora, 1989, pagine 270, «Rosetum», 1-2 (1991) pagina 22.
In copertina: Grande Panaghia, o «Tutta Santa» (particolare) (sec. XIII), Galleria Tretjakov, Mosca
Testo della recensione
Continuando il suo impegno di scrittore sui misteri della fede cristiana, l’autore è pervenuto alla figura più “discreta” ed umile, e insieme più alta e significativa, dei credenti. Figura, o specchio, dell’azione salvifica di Dio in mezzo agli uomini e quindi della nuova comunità creata dall’amore di Dio, Maria, madre carnale e anche “spirituale” di Gesù, è stata purtroppo motivo di dissensi tra i seguaci di Cristo. Anche se ciò non può di per sé che stupire, Raniero Cantalamessa è convinto che, se si muta l’ottica della riflessione mariologica, la Madonna può ridiventare quella verità e quella madre che amalgama, non già che scinde la cristianità. La nuova prospettiva è ravvisata sulla base della teologia biblica e del magistero del Vaticano II: è il cammino che parte dalla parola di Dio e da ciò che essa esprime sulla Chiesa, per pervenire alle formulazioni dogmatiche. E non viceversa. Una volta compreso, poi, quel che la Sacra Scrittura dice sulla comunità credente, sulla sua fede e sulle sue connotazioni, si può applicare “a maggior ragione” queste qualità alla Madonna, considerato quello che la Scrittura stessa dice di lei. Ed ella diventerà così, con estrema naturalezza, con consequenzialità e nella verità “biblica”, a sua volta il modello in cui la Chiesa si “specchia”. Dunque, la Parola di Dio in primo luogo e alla base di tutto. Ma della Madonna che dice la Sacra. Scrittura? Dice poco. Quanto basta, però, per farci comprendere il senso della sua persona e per farci decifrare il significato della sua missione. Inoltre, quanto è “scritto” non è tutta la rivelazione: la rivelazione insegna anche attraverso ciò che è “fatto”. Orbene: ciò che è compiuto da Maria attraverso la maternità, ciò che è realizzato attraverso la partecipazione alla morte di Cristo – e addirittura, alla vita pubblica di Gesù, nella quale ella “fa” una cosa importantissima, e cioè “lascia il posto” al Figlio e rinnega completamente a se stessa -, ciò che ella svolge attivamente attraverso la preghiera nell’attesa della venuta dello Spirito, tutto ciò ne stabilisce il ruolo nella Chiesa. Le riflessioni dell’autore sono tantissime, e tutte molto chiare e profonde. Particolarmente interessante è ad esempio il discorso sulla speranza. L’autore mira sempre al livello teologale delle virtù e degli atteggiamenti di cui Maria fu ed è modello nella “discepolanza” cristiana; ma sa anche congiungere intrinsecamente a questa dimensione, che è l’unica essenziale, la realtà umana. E in effetti, per il cristiano non è forse tutta la vita, nella sua completezza, che deve essere spirituale, cioè vissuta nello Spirito del Signore? Ed è proprio questa sensibilità dell’autore a rendere “edificante” – come egli giudica questo libro – ogni suo scritto: nel senso che non è arido e dottrinario, ma, oltre che confortato dalla conoscenza teologica, è pervaso di sapienza, “edifica” una vita per il Signore nella quotidianità della vita nel mondo. Molto vivo è anche il quadro tracciato sulla presenza dello Spirito Santo in Maria e, come in lei, nella Chiesa e nella “grazia che è data a ciascuno in particolare per l’edificazione di tutti”. Una delle conclusioni sull’argomento riguarda questo effetto dello Spirito Santo nell’uomo: l’intimità con Dio. E che cos’è l’intimità? L’intimità con Dio non è una “cosa” astratta, vaga e cervellotica. È una cosa precisa e semplice: “è ciò che permette allo sposo e alla sposa di stare in libertà uno davanti all’altro, senza doversi nascondere nulla”.
Quanto al contenuto del libro, è difficile sintetizzarlo in poche righe. Qui basti riferire il nocciolo essenziale: Maria è la parola di Dio scritta su una tavola di carne. Dio vi ha scritto addirittura l’Incarnato, con tutta la risposta di fede in lui; vi ha scritto la croce, con tutta la partecipazione al dolore redentivo; vi ha scritto l’operosa grazia dello Spirito, con tutta la fedeltà al carisma personale, quello di anticipare e di indicare ai fratelli le vie del Signore. [Francesco di Ciaccia]
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