Cabona, Maurizio (a cura), 2001

Salvare l’identità culturale, recensione di Maurizio Cabona (a cura di), con Aalan D. Altieri, Michel Marmin e Aldo Tassone, Il caso Autant-Lara, Milano, Terziaria (Quaderni 7), 2001, pagine 176, in Ros, 9-10 (2001) pagina 28.

 

Copertina, Autant-Lara

Testo della recensione

Un nome prestigioso: Autant-Lara. Regista non solo di successo: anche di novità di pensiero. Ha diretto film i cui titoli più noti sono (nella versione italiana) Evasione (1943), Il diavolo in corpo (1946), L’uomo e il diavolo (1954), La traversata di Parigi (1956). Ha spesso denunciato l’ipocrisia serpeggiante o dominante della società contemporanea, attirandosi a volte aspre critiche. Il suo spirito d’indipendenza non gli ha certamente guadagnato la celebrazione da parte dei mass media, quando nel febbraio del 2000 ha cessato di vivere all’età di novantotto anni. Indipendentemente da ogni ideologia politica, credo che non si possa non riflettere sulle sue osservazioni circa il rischio che l’Europa soccomba all’egemonia americana, perdendo così la propria identità culturale. Affossando la propria storia! Nell’oceano della “globalizzazione”: che in sostanza traduce – bisogna dirlo, perché è un dato di fatto – il consolidamento dell’egemonia statunitense sul Vecchio Continente e più in generale sul mondo intero. Ma non si tratta soltanto di predominio, o di dominio, economico. Il problema è di dominio, e predominio, culturale. E neppure è soltanto questione di cultura nel senso delle arti e dei mestieri, delle lettere e della tecnica: è in gioco la stessa mentalità con cui si vede il mondo, la vita, l’umanità, l’individuo. È questione di concezione generale dell’essere. Un’idea espressa dai più alti vertici dell’economia statunitense – il “padrone dei padroni”, secondo l’espressione di Autant-Lara -, e quella che asserisce, difende ed esalta esattamente “il primato dell’economia sull’umano”. Con sommo scandalo di Autant-Lara. Il “demone-profitto”, come lo definì.

 

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