Berté, Gabrieli, Moraldi, 1988, 1989
Poesia, storia religiosa e parole di Gesù, recensione di Pierantonino Berté, Il posto dei poeti, Novara, Istituto geografico De Agostini, 1988, pagine 166; Francesco Gabrieli, Maometto. Ritratto di Maometto di Francesco Gabrieli; testi di Maometto … [et al.], Novara, Istituto geografico De Agostini, 1989, pagine 372; Luigi Moraldi, a cura di, Detti segreti di Gesù, Milano, Mondadori, 1989, pagine 239, «Rosetum», 3 (1990) pagina 23.
In sovraccoperta di Pierantonino Berté, Il posto dei poeti: Pablo Picasso, I piccioni, n. 23, Museo Picasso, Barcellona (foto AISA)
Testo della recensione
Presento tre libri di diverso genere letterario, che, tra i tanti che ho avuto ultimamente fra le mani, mi sembrano di notevole interesse, ciascuno nel suo ambito sia di contenuto, sia di intelligenza. Li illustrerò in poche parole. Il primo è di poesia: Pierantonio Berté, Il posto dei poeti, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1988, pp. 166. L’autore non è un “poeta di professione”, per dire così, ma un operatore culturale, già presidente della Commissione parlamentare della Pubblica Istruzione. La sua composizione non ha nulla di tradizionale, ma non imita neppure la “modernità” a tutti i costi, come invece accade a diversi poeti strambi, pur celebratissimi: l’originalità proviene dal suo naturale spirito di indipendenza. Egli dichiara: “Non chiedo di entrare in alcuna area, larga o stretta, di poeti riconosciuti”: la sua è poesia di vita vissuta. Tracciare una panoramica, sia pure in sintesi, richiederebbe un lungo articolo, per cui mi limito a citare una sola composizione: Dio: “so che mi attende / in fondo alla strada / dove si parla / soltanto poesia”. L’idea, già espressa dal Manzoni attraverso il Padre Cristoforo, è che noi “riconosciamo alla fine” la cura di Dio verso di noi. Prima di allora, se non la selva c’è certamente l’avventura che non comprendiamo mai appieno (salvo chi “scambia il volere di Dio con il proprio cervello”, come disse Manzoni a proposito di Donna Prassede!).
Inoltre, l’intuizione dell’autore qui sottende un altro grande concetto: la poesia non è attività “per il tempo libero”! “Poesia” è luce che scende nell’anima e fa intravedere quello che davvero uno è, fa scoprire il senso di ciò che s’è fatto. È una luce che arriva su un “punto di sé”, dove penetrano solo due intelligenze: l’intelligenza dell’amore e l’“intelligenza” di Dio. Che poi sono, in fondo, la prima l’unica vera “creatura” di Dio, e l’altra la prova più chiara che Dio è amore.
L’altro libro è di Francesco Gabrieli, Maometto, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1989, pp. 372. La religione musulmana, con quella ebraica e quella cristiana, è una delle religioni monoteistiche, che adorano, come ricorda il Papa, l’unico vero Dio. In un’epoca in cui, soprattutto con Paolo VI e con il forte impulso ecumenico di Giovanni Paolo II, la Chiesa cattolica si sforza di far coinvolgere le forze delle varie spiritualità per la crescita umana e religiosa del mondo (si pensi all’incontro ecumenico e interreligioso di Assisi, promosso dall’attuale Pontefice), non possiamo ignorare le grandi realtà di fede presenti tra gli uomini. L’autore presenta un ritratto storico molto chiaro e rigoroso sulla figura di Maometto, dotandolo anche di una tavola di concordanza tra l’era musulmana e quella cristiana. Quanto al “profeta” Maometto, il libro offre pagine vivaci, e comunque sempre precise storicamente, per far conoscere in lucida cronologia la sua vita e il suo apostolato. Oltre alla vita pubblica è delineato il suo carattere personale ed è narrata efficacemente la sua vita privata, che stimola la curiosità e suscita l’interesse. È poi preziosa l’antologia di pensieri e di sentenze di Maometto, che permettono un po’ di penetrare nell’animo del grande riformatore religioso. Mi piace qui citarne solo alcuni: “L’uomo forte è colui che riporta vittoria su se stesso”; “La lealtà è alla base delle assemblee”; ‘Tutto è buono nella modestia”; “Quando il credente promette qualcosa, è come se già la si avesse”; “Non ci si impoverisce mai facendo l’elemosina”; “Siate sempre indulgenti, sia che vi si lodi, sia che vi si critichi”. E dai “detti” di Maometto passiamo ora ai “detti” di Gesù.
Il terzo libro è a cura del prof. Luigi Moraldi, ebraista di fama internazionale […]: Detti segreti di Gesù, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1989, pp. 239. Non si tratta di espressioni misteriose né di rivelazioni segrete: sono frasi di Gesù, accertate sulle fonti, secondo la più rigorosa critica moderna, sia del periodo apostolico (con i quattro vangeli, dunque), sia di quello patristico, fino all’ambiente arabo. La raccolta contiene oltre 500 “sentenze” del Signore, suddivise per argomenti e per periodo. Ci sono le sentenze biografiche, inserite negli episodi di vita del Signore; le sentenze polemiche; le sentenze didattiche, in cui Gesù spiega all’interlocutore la verità; i detti sapienziali, come le esortazioni, le massime personali e le massime generali; i detti profetici; le dichiarazioni che Gesù fa di se stesso; le norme per la comunità dei discepoli. Dopo una introduzione generale, in cui è spiegata chiaramente la storia redazionale dei vangeli, l’autore premette ad ogni gruppo di “detti del Signore” una delucidazione didattica, per farne comprendere il valore e il significato generale. Il libro ha essenzialmente due pregi: primo, permette la lettura di “parole del Signore” estrapolate dal resto del racconto, conferendo loro, in tal modo, maggiore suggestione: secondo, offre una comparazione non solo tra i sinottici (i primi tre vangeli) e il quarto vangelo (quello di Giovanni), ma anche tra questi e le corrispondenti versioni tramandate dai Padri della Chiesa e da altri scrittori antichi. A me è parso estremamente interessante quest’ultima novità, perché fa conoscere ulteriori precisazioni rispetto ai testi evangelici. Ripetiamo: non c’è nulla di fantasioso, non si tratta assolutamente di immaginazioni di cervellini esaltati; è una documentazione di scrittori antichissimi e seri, che hanno tramandato le “parole del Signore” così come le avevano a loro volta ricevute. E il lettore troverà alcune formulazioni del Signore, o sfumature, di grandissimo interesse. Le introduzioni, brevi e precise, richiedono una qualche cultura; ma si possono leggere, volendo, anche solo i “detti”. [Francesco di Ciaccia]
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