Merelli, F., Colli, A., 1987
In copertina: facciata della Chiesa del Sacro Cuore,Viale Piave, Milano
Fedele Merelli – Agostino Colli, Il convento dei Cappuccini e il tempio del S. Cuore di Gesù in Milano, Presentazione di p. Giulio Savoldi O.F.M. Cap., Milano, Convento Cappuccini, 1987, pagine 126, «L’Italia francescana», 4-5 (1987) pagine 575-576.
Testo della recensione
In occasione del rifacimento pittorico, inaugurato il 26 giugno, della chiesa del Sacro Cuore, la comunità cappuccina ha reso pubblico un volumetto storico-artistico su questo luogo, uno dei centri più prossimi, nella Lombardia cappuccina, al ricordo manzoniano di «Porta Orientale». Infatti, soppresso nel 1810 il convento della Concezione – poi venduto e demolito -, i frati, dopo le incivili, ladronesche ed oscurantiste requisizioni pseudo-illuminate, ritornarono a Milano, dove ripresero a servire, ad esempio gli ammalati colpiti dal colera del 1854-1855 (dimorando al S. Vittore, ora sede carceraria), finché, passando quasi indenni in mezzo ad altra barbarie statale, ebbero dalla munificenza di alcuni il terreno su cui sorse l’attuale luogo cappuccino, ufficialmente aperto il 12 maggio 1878.
Così inizia – fatta eccezione degli epiteti barbarici – la storia di questa casa cappuccina. Fedele Merelli la percorre nelle linee essenziali, utili per il popolo che voglia sapere qualcosa di quanto e di come abbiano operato, nella tranquillità e nella dedizione, i frati fin da allora, in una porzione di Milano squassata anch’essa, come tutta la città e come mezza Italia, da pestilenze, carestie e ammazzamenti. È rivisitata a lungo la «breccia di Monforte», quando, perseguitati da tutti, tutti aiutavano; quando ancora, nella seconda guerra mondiale, patirono angherie da una parte e dall’altra, poiché nell’una e nell’altra vedevano l’uomo. Sono ricordati i frati operosi e coraggiosi, fra cui fra Cecilie Cortinovis da Costa Serina, padre Giannantonio Agosti da Romallo, deportato nei lager e ormai noto, padre Genesio Premazzi da Gallarate, uomo di studio e di pietà e splendido confessore – cui fu legato Marcello Candia -, e diversi altri. Vengono presentate le attività di cultura, di carità, di organizzazione francescana: dal T.O.F. alla biblioteca circolante, dalla stampa, in cui si distingue, dopo gli «Annali Francescani», la rivista «Cammino», alla realizzazione del monumento a San Francesco e, soprattutto, all’«Opera S. Francesco per i poveri», affidata al sopraddetto fra Cecilio e ora continuata da padre Isacco Pasini: dove il pasto è dato a tutti coloro che si presentano, senza distinzione di razza, di fede e di politica.
Con stile documentario – idee solide e concrete -, Felice Merelli porge tutti i dati sicuri, positivamente rintracciabili e controllabili, come è sua abitudine, unendo una prosa sciolta, quale è quella dei-testo, ad un rigoroso apparato critico, affidato soprattutto alle note. Ne risulta uno squarcio storico preciso, uno spaccato agile, trasparente, serio, in cui il lettore non s’accorge di appassionarsi, perché la vera passione nasce quando ci si trova a leggere cose vere, senza orpelli e senza retorica, senza giochi e senza giostre, pagine fatte di realtà vissuta. Il testo, solido e scorrevole, serve, però, anche a capire, al di là dei dati e dell’oggettivazione della storia e della vita, lo spirito dell’Ordine, la sua freschezza perenne, il suo imperituro ingigantirsi con le opere dell’alta generosità e carità che ne segnano il volto dalla giovinezza antica, la sua varietà nel servizio e nelle opere.
Agostino Colli, nella seconda sezione, approfondisce la storia della chiesa, in tutte le sue vicende: di fondazione, di ampliamento, di sistemazione interna fino all’attuale opera decorativa, realizzata da fra Damaso Bianchi da Fino Mornasco. Il testo di Agostino Colli colma, innanzitutto, una lacuna nella bibliografia delle chiese milanesi e presenta tutti gli elementi artistici, architettonici e pittorici, del monumento. Tutt’altro che insignificante, esso rappresenta un caso «non frequente» di facciata «sensibile» al liberty.
Ampliata nel 1905-1906, per volere di Andrea Ferrari, arcivescovo di Milano, ha ora acquistato, all’interno, lucentezza e ariosità, dopo che tutto, dalle pareti agli affreschi, era diventato scuro per il nerofumo e la polvere. Nel libro si hanno tutte le notizie, come da guida sicura e competente, delle strutture, delle cappelle, dei quadri e degli arredi, nella loro fattura, nella loro realizzazione, nelle modifiche. Molto interessante è il tabernacolo: opera, come frequentemente nelle chiese cappuccine d’Italia, di frati intagliatori; quello della presente chiesa, rubato dalla meschinità del governo dalle soppressioni facili (1810), fu fortunosamente riacquistato. [Francesco di Ciaccia]
Fedele Merelli – Agostino Colli, Il convento dei Cappuccini e il tempio del S. Cuore di Gesù in Milano, Presentazione di p. Giulio Savoldi O.F.M. Cap., Milano, Convento Cappuccini, 1987, pagine 126, «Studi e Fonti di Storia Lombarda. Quaderni Milanesi», 15 (1988) pagine 229-230.
Testo della recensione
Soppresso nel 1810 il convento della Concezione di manzoniana memoria – poi venduto e demolito -, i Cappuccini ritornarono a Milano nel 1849, presero possesso del convento di San Vittore – ora sede carceraria -, poi costruirono quello attuale, aperto il 12 maggio 1878. Fedele Merelli ne percorre tutta la storia, a scopo divulgativo ma con apparato critico notevole e preciso: comprese le vicende della «breccia di Monforte» e quelle della seconda guerra mondiale, che vide la comunità cappuccina perseguitata, per la sua difesa degli ebrei, dai tedeschi: con un frate al lager. Sono ricordate le biografie dì alcuni personaggi importanti e vengono presentate le attività di cultura, di assistenza e di organizzazione caritativa, di cui è insigne l’«Opera S. Francesco per i poveri». Fedele Merelli porge tutti i dati sicuri, positivamente controllabili, come è sua abitudine, unendo a una prosa robusta e scorrevole un magistrale rigore documentario.
Agostino Colli approfondisce la storia della chiesa in tutte le sue vicende: di fondazione, di ampliamento – nel 1905-1906, voluto dal card. Ferrari -, di risistemazione interna fino all’attuale opera decorativa. Il testo colma una lacuna bibliografica delle chiese milanesi e presenta tutti gli elementi artistici, architettonici e pittorici, del monumento sacro. La facciata, ad esempio, rappresenta un caso «non frequente» di stile «sensibile» al liberty. [Francesco di Ciaccia]
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