1999 – Jost von Meggen
Jost von Meggen, Pellegrinaggio a Gerusalemme. Avventure di viaggio per mare e a cavallo di un gentiluomo svizzero del Cinquecento, Prefazione di Attilio Agnoletto, Introduzione di Annalisa Mascheretti Cavadini, Traduzione dal latino e commento di Francesco di Ciaccia, Milano, Terziaria (Il Periplo 3, Collana diretta da Attilio Agnoletto), 1999, pp. 196.
In copertina: Ex voto. La Madonna salva un vascello colto dalla burrasca. Tempera su tavola. Italia meridionale, XVI-XVII secolo
Presentazione
[…] la peregrinatio altro non indica che un viaggio in terra straniera al quale solo in seguito si sono aggiunti tutti i significati antropologico-religiosi che ora gli attribuiamo, compreso il concetto di ritorno (all’origine, alla casa del padre, alla conoscenza di sé e via discorrendo) che è sotteso all’idea di viaggio fin da Omero. Una volta però il pellegrino doveva sopportare ben altri disagi che non ora, doveva sobbarcarsi ben altre spese, e doveva correre rischi davvero mortali nell’intento di portare a termine il suo viaggio. […]
Nel dipanarsi del racconto, nel succedersi delle descrizioni, nel riportare i diversi incontri, come persino le curiosità teologiche, nelle quali pur non si addentra più di tanto, von Meggen mostra oltre all’ovvia sensibilità religiosa, anche l’interesse e la perspicacia dell’umanista, dell’uomo colto, curioso del mondo che lo circonda, desideroso d’apprendere e di verificare con i suoi propri occhi quanto sente dire in giro a proposito di una data questione o di una meraviglia naturale e storica. Il diario infatti sa talvolta tramutarsi nel resoconto di un attento osservatore dei costumi e delle usanze delle altre popolazioni. […]
Si tratta infatti di un diario, tradotto da Francesco di Ciaccia per la prima volta in italiano dall’originale del 1580, che non solo è testimonianza viva di quanto si andava dicendo, non solo riveste interesse per dotti e studiosi, ma è ricco altresì di fascino anche per il lettore comune, se è solito viaggiare per motivi che non si limitino ad un semplice diversivo dalla monotonia quotidiana. […]
Uno dei pregi dell’opera è infatti certamente la testimonianza diretta di un pellegrinaggio, ma ciò che più conta è la narrazione delle condizioni materiali e organizzative secondo le quali questo si è poi effettivamente svolto, come pure la descrizione di luoghi e persone, inospitali a volte i primi, ma anche suggestivi fino alla meraviglia; diversissime tal altra le seconde, ma pure umanissime e devote.
Ma chi era questo viaggiatore di cinquecento anni fa? Von Meggen nasce a Baden, figlio di “una delle famiglie più importanti del nascente patriziato”, come spiega Annalisa Mascheretti Cavadini nella documentata introduzione. E questo status ha giocoforza influito notevolmente sulla scelta del pellegrinaggio, se, come è vero, è stato prima cavaliere del Santo Sepolcro, poi, una volta tornato, ambasciatore dei Cinque Cantoni presso Paolo III, infine capitano delle guardie svizzere del Papa […]. (Dalla recensione di Luca Orsenigo).
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