Dizionari
Dizionario della Chiesa ambrosiana
Biblioteca privata
Foto 2013
Minori francescani, DizChAmbr, vol. IV, pp. 2252-2254.
Oblati di San Giuseppe, DizChAmbr, vol. IV, p. 2494.
Padri Bianchi, DizChAmbr, vol. IV, p. 2632.
Pia Società di San Paolo, DizChAmbr, vol. IV, pp. 2644-2645.
Redentoristi, DizChAmbr, vol. V, p. 3002.
Sacramentini, DizChAmbr, vol. V, pp. 3142-3143.
Saveriani, DizChAmbr, vol. V, pp. 3236-3237.
Scalabriniani, DizChAmbr, vol. V, pp. 3245-3246.
Scolopi, DizChAmbr, vol. V, p. 3253.
Servi di Maria, DizChAmbr, vol. V, pp. 3340-3342.
Somaschi, DizChAmbr, vol. VI, pp. 3490-3490.
Stimmatini, DizChAmbr, vol. VI, p. 3567.
Terz’ordine regolare, DizChAmbr, vol. VI, p. 3663.
Vocazionisti, DizChAmbr, vol. VI, p. 4014.
Testo degli Articoli
Minori francescani
I frati minori, chiamati così dallo stesso fondatore S. Francesco d’Assisi e approvati ufficialmente da Onorio III nel 1223, presentano una storia religiosa e istituzionale scandita da diverse riforme, che originarono famiglie anche giuridicamente indipendenti. Leone X (Ite et vos in vineam, 1517) formalizzò la scissione tra i fratres regularis observantiae (gli osservanti) — sorti nella prima metà del Quattrocento per impulso soprattutto di Bernardino da Siena — e i fratres de communitate (i conventuali). Sul piano storiografico è tuttavia difficile stabilire demarcazioni nette tra le diverse fioriture di fratres minores, sia perché l’autorità centrale delle nuove famiglie era spesso la medesima, sia perché alcuni gruppi si staccarono ma poi si ricongiunsero al ceppo originario dell’«osservanza». Ad esempio, gli amadeiti si unirono di nuovo agli osservanti nel 1568, quasi dopo un secolo dalla separazione; gli alcantarini, i recolletti e i riformati, sorti tra il XV e il XVI sec., furono riuniti agli osservanti da Leone XIII (Felicitate quadam, 1897). Da allora i frati minori simpliciter dicti formano canonicamente un unico ordine (ofm), distinti solo dai conventuali (ofm conv.), dai cappuccini (ofm capp.) e dai terziari regolari (tor), tutti definiti, comunque, «minoriti».
Nella diocesi ambrosiana i m. si stabilirono nel secondo e terzo decennio del Duecento. A Milano costruirono il primo convento nel 1224 presso la chiesa di S. Vittore all’Olmo, grazie all’appoggio dell’arcivescovo Enrico da Settala (+ 1230) che aveva conosciuto S. Francesco a Damiata in Egitto; nel 1233 ottennero una più ampia residenza presso la basilica dei SS. Nabore e Felice e nel 1256 ebbero da Alessandro IV (Licet ea) la basilica stessa, che, trasformata e ampliata, fu poi detta di San Francesco Grande. Prima della costruzione del Duomo, fu la più importante chiesa di Milano: nel 1457, in occasione di un giubileo plenario, si registrò in due giorni la presenza di oltre centomila fedeli. Ma era notevolissima anche l’autorità morale dei frati: nel 1256 il superiore del convento di S. Francesco fu incaricato, insieme all’abate di Chiaravalle, al ministro generale degli umiliati e al priore domenicano di Sant’Eustorgio, di dirimere la controversia tra il popolo e i nobili sull’elezione del podestà. L’importanza dei m. a Milano aumentò nel Quattrocento sotto il governo di Filippo M. Visconti. Grazie al successo straordinario della predicazione di S. Bernardino da Siena a Milano, la cittadinanza donò ai frati un «sacello» dedicato agli Angeli, poi ben presto ingrandito e chiamato Sant’Angelo. Il complesso edilizio, con un convento che alla fine del Quattrocento ospitava stabilmente 120 religiosi, con la chiesa e con vari centri di spiritualità, di arte e di beneficenza, costituì il maggior polo di attrazione della Milano viscontea e poi sforzesca, tanto che, abbattuto per ragioni di sicurezza nel 1551, fu ricostruito in Porta Nuova «fuori le mura». Ma già nel 1451 esso era insufficiente a soddisfare le richieste dei fedeli, cosicché fu realizzata una succursale all’interno delle mura, Santa Maria del giardino (1490), con annesso convento terminato nel 1583. I m. assicuravano predicazioni quasi quotidiane, ben dieci confessori fissi e una quarantina di messe al giorno: la chiesa era frequentata almeno quanto il Duomo.
Nel periodo umanistico-rinascimentale i m. si distinsero nel promuovere la difesa degli strati più deboli della popolazione, ottenendo misure restrittive contro l’usura e, sul piano assistenziale, una serie di miglioramenti delle strutture e dei servizi ospedalieri. Efficacissimo fu il beato Michele Carcano da Milano, amico di Francesco Sforza e confessore di Bianca Maria. Sul piano teologico tennero desta la devozione all’Immacolata Concezione: ne avevano introdotto la festività, a Milano, già al tempo del principe Azzone (1329-1339), che aveva fatto costruire per i frati una cappella, chiamata comunemente San Gottardo in Corte, in onore dell’Immacolata. I frati la officiarono fino al 1494, ma altre cappelle essi dedicarono, nella diocesi, all’Immacolata, come a Mariano Comense (documentata nel 1566), a Missaglia (1498) e a Desio (1568). Nell’oratoria sacra, un grande successo ottenne nella diocesi ambrosiana il milanese p. Francesco Panigarola, di cui molto si servì S. Carlo nella lotta contro i calvinisti delle valli retiche.
La consistenza numerica dei m. è stata sempre all’apice, fra gli ordini religiosi. Prima delle soppressioni giuseppine, napoleoniche e poi italiane, essi contavano nel mondo quasi 77.000 membri, con oltre trenta case nella sola diocesi milanese. Dopo le soppressioni, il ritorno dei m. a Milano si colloca nel 1896, nella loro antica chiesetta dell’Immacolata, poi sostituita dall’attuale santuario di S. Antonio (consacrato nel 1906). Nel corso del Novecento i m. incrementarono, con le attività pastorali, le strutture logistiche, essendo sempre in aumento: scesi a 21.500 membri in seguito alle soppressioni, erano 27.000 — nel mondo, s’intende — a metà degli anni Sessanta. Nel 1939, dunque, ricostruirono la chiesa e il convento di Sant’Angelo, poi ampliato tra il 1946 e il 1958, sull’antica area dell’omonimo complesso. A Sant’Angelo, tra l’altro sede provincializia precedentemente situata nel convento di Sant’Antonio, il p. Enrico Zucca fondò nel 1958 il Centro culturale Angelicum; il p. Egidio Gelmini vi creò nel 1965 il Centro Mondo X e il Telefono amico; il p. Feliciano Olgiati vi inaugurò nel 1959 una biblioteca specializzata in francescanesimo e aperta al pubblico, tuttora la più qualificata in tutta la diocesi. Il convento di S. Angelo è attrezzato anche per l’assistenza dei poveri, sia cittadini che extraeuropei. Tuttavia l’opera più incisiva svolta dai m. milanesi è nel campo editoriale, grazie alle Edizioni Biblioteca Francescana, che nel 1990 sono giunte a programmare la terza collana, «Fonti e ricerche» (di studio), in aggiunta alle precedenti Presenza di San Francesco (divulgativa) e «Quaderni della Provincia di Lombardia». Una specialità dell’editrice è poi il Calendario del Patrono d’Italia, un volume annuale di meditazioni giornaliere, iniziato nel 1963. Come scrittori, comunque, i m. milanesi vantano diverse personalità, tra cui Vittorino Facchinetti, iniziatore nel 1926 di un Circolo culturale francescano presso Sant’Antonio; Sempliciano e Feliciano Olgiati; Francesco Mattesini, docente di letteratura italiana all’Università Cattolica, fondata dal frate minore Agostino Gemelli.
Ma per i m. l’impegno principale resta comunque quello apostolico-sacerdotale, e a tal fine hanno aperto nel Novecento nuove chiese in diocesi: quella del S. Cuore di Gesù a Busto Arsizio, consacrata nel 1921 ed eretta a parrocchia nel 1983; quella di S. Antonio di Padova alla Brunella (Varese), inaugurata nel 1957 ed eretta a parrocchia nel 1968; quella di S. Giovanni Battista alla Creta a Milano, del 1958.
Attualmente (1990) i m. sono presenti nella diocesi ambrosiana in 7 case con un totale di 78 religiosi.
M. Pogliani, Contributo per una bibliografia delle fondazioni religiose di Milano, «Ricerche storiche sulla Chiesa ambrosiana», 14 (1985), pp. 204- 206; 227-229; 243; 278-279.
FRANCESCO DI CIACCIA
Oblati di San Giuseppe
Gli o. (OSJ) furono fondati da don Giuseppe Marello (1844-1895) nel 1878 e canonicamente approvati nel 1909 come congregazione religiosa clericale per il servizio nella Chiesa secondo le varie esigenze dei tempi e le più urgenti necessità delle comunità locali. La denominazione di giuseppini d’Asti, con la quale sono anche conosciuti, deriva sia dal luogo di fondazione, sia dalla particolare devozione a S. Giuseppe, assunto come loro patrono, nella cui festività il 19 marzo 1879 fecero la vestizione religiosa i primi seguaci di don Marcello.
In conformità al loro fine istituzionale, all’inizio si dedicarono esclusivamente all’assistenza apostolica dei parroci, prima come religiosi non chierici e poi come sacerdoti. Inoltre, fin dal 1915 si sono diffusi anche nelle zone di missione, specialmente nelle Filippine, in Brasile, in Perù, in Bolivia, nel Messico e fra gli immigrati italiani all’estero (Stati Uniti).
Nella diocesi ambrosiana gli o. ricevettero nel Novecento la cura di due parrocchie: a Meda e a Milano. La parrocchia milanese è interessante sul piano storico, perché voluta personalmente dal card. Schuster. In un primo momento, nel 1945, egli affidò al giuseppino p. Angelo Rainero l’assistenza spirituale e in qualche misura sociale e materiale della popolazione povera delle Case Minime di Baggio, dove con altri due confratelli il p. Rainero svolse il suo compito vivendo, come la gente del luogo, in un appartamento popolare. Poi, nel 1955, fu edificata la chiesa della «Madonna dei poveri», su disegno degli architetti Luigi Figini e Gino Pollini, nel rispetto della più totale povertà architettonica. Il titolo della chiesa fu deciso dal card. Schuster, che nutriva una particolare devozione alla Madonna apparsa a Banneux nel 1933, dichiaratasi appunto Madonna dei poveri: in tal modo egli volle unire la sua devozione mariana alla realtà del quartiere di Baggio, in cui aveva compiuto la visita pastorale proprio nel 1945. Dal 1947 gli o. pubblicano a Milano il mensile «La Madonna dei poveri».
Gli o. nel 1990 sono una decina nella diocesi ambrosiana, su un totale nel mondo di circa 370.
FRANCESCO DI CIACCIA
Padri bianchi
I missionari d’Africa, detti p. (P.A.) dal colore dell’abito (albus, bianco), furono fondati nel 1868 ad Algeri dal card. Charles Lavigerie (+ 1892) e canonicamente approvati nel 1908 tra le comunità di vita comune senza voti pubblici, oggi denominate società di vita apostolica, e dipendono direttamente dalla Sacra Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Nelle zone di missione hanno introdotto il catecumenato del cristianesimo antico e si sono particolarmente impegnati a formare il clero indigeno.
Nella diocesi ambrosiana sono presenti a Milano e a Treviglio. Stabilitisi a Milano nel 1948 in via Ampère, si trasferirono nel 1970-71 nell’attuale casa di via Pordenone, ove svolgono l’animazione missionaria ed ha sede, dal 1990, la curia provinciale. A Treviglio hanno due case: una, dal settembre del 1953, come seminario, e una, già sede della curia provinciale, come ospizio per i missionari anziani. Nel medesimo luogo hanno anche la redazione della rivista «Africa», iniziata nel 1922 con il titolo «Le missioni dei padri bianchi». Nella diocesi ambrosiana svolge ora un’attività culturale importante il p. Antonio Scarin, che tiene dei corsi all’Università Cattolica.
Nella diocesi ambrosiana i p. erano 17 nel 1990 su un totale nel mondo di circa 3.000.
FRANCESCO DI CIACCIA
Pia Società di San Paolo
Fu fondata nel 1914 ad Alba da don Giacomo Alberione (1884-1971) per l’apostolato attraverso i mezzi di comunicazione sociale di massa: «il microfono, lo schermo, la macchina da stampa sono il nostro pulpito; la tipografia, la sala di produzione e di trasmissione sono la nostra chiesa» (don Alberione).
Canonicamente approvata, nel 1949, come congregazione clericale, affiancò a sé, tuttavia, diversi istituti laicali, più consoni alle finalità specifiche della Società e differenziati nella loro consacrazione religiosa secondo i vari stati di vita. L’insieme di questi istituti, approvati dalla Chiesa nel 1960, costituisce, in unione con la congregazione clericale, la Famiglia Paolina; essi sono i seguenti: Gesù Sacerdote, per i preti diocesani; San Gabriele arcangelo e Maria Santissima Annunziata, per laici (gabriellini) e per laiche (annunziatine); Sacra Famiglia, per coniugi; gli istituti di suore sono: Pia società figlie di San Paolo, del 1915, aventi lo stesso scopo della corrispondente congregazione maschile; Pie discepole del divin Maestro (1924), con fine contemplativo e di apostolato liturgico; Suore di Gesù buon pastore (pastorelle), fondate nel 1938 per il servizio parrocchiale; Suore della Regina degli apostoli (apostoline), del 1957, per l’apostolato delle vocazioni religiose di tutta la Chiesa; l’Unione cooperatori paolini, creati nel 1917, non impone nessun vincolo di voti, pur rientrando nella Famiglia Paolina.
I p. iniziarono l’attività editoriale in proprio nel 1914 ad Alba, che per diversi anni restò sede del Gruppo libri, poi trasferito a Cinisello Balsamo nel 1947. A Milano si stabilirono nel 1935, ma solo nel 1969 iniziarono in zona Fiera, su un’area di oltre 6.000 mq, l’attuale costruzione terminata nel 1973, che è sede del Gruppo periodici. I periodici dei p. sono «Famiglia cristiana» (1931), che già nel 1961 raggiunse il milione di copie; il «Cooperatore paolino», iniziato nel 1917; «Vita pastorale» (1909), mensile di studi e di aggiornamento per il clero e per gli operatori nel settore; «Il Giornalino» (1924), settimanale per i ragazzi; «Madre di Dio» (1932), il più diffuso mensile, in Italia, di riflessione mariana; «Famiglia tv» (1979), settimanale d’informazione televisiva; «Jesus», che nel 1979 sostituì «Famiglia mese» (iniziata nel 1968), imponendosi ben presto per l’alto livello di divulgazione cristiana e per la splendida veste tipografica; «Club 3» (1989), il più grande e ricco mensile dedicato alla terza età.
I p. iniziarono l’apostolato cinematografico nel 1938 a Roma: quello radiofonico (1976) e televisivo (1978) a Milano, con sede a Cinisello Balsamo. La Sampaolo audiovisivi opera nel campo delle videocassette con la Mastervideo, in quello radiofonico con Novaradio Milano e in quello televisivo con Telenova, la quale ha dato vita con la RAI al circuito Cinquestelle. Attualmente Cinquestelle raggruppa 28 emittenti regionali. L’impegno nei mass-media dei p. ha portato alla costituzione di una Pia associazione apostolato delle tecniche audiovisive (1932), ma anche quello per la famiglia rappresenta un obiettivo fondamentale: esso ha dato origine a Milano al Centro internazionale studi sulla famiglia (cisf), impostosi anche all’ONU per le sue ricerche al riguardo.
Su un totale di circa 1.140 religiosi, i p. operavano a Milano e Cinisello Balsamo, nel 1990, in una cinquantina.
FRANCESCO DI CIACCIA
Redentoristi
I r., fondati da S. Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787) — da cui anche il nome di liguorini — nel 1732, furono approvati nel 1749 come congregazione clericale del Santissimo Redentore (C.SS.R.). Il fondatore — dottore della Chiesa nel 1871 e principe dei moralisti — in un primo tempo (1731) istituì le redentoriste contemplative (canonicamente approvate nel 1750) e poi, sempre a Scala presso Amalfi, la congregazione maschile allo scopo di evangelizzare le popolazioni delle zone rurali e montane intorno a Napoli, lontane dalle parrocchie. Questa caratteristica ha sempre distinto i r., dedicatisi all’apostolato missionario, tra i fedeli, mediante la pastorale del confessionale, degli esercizi spirituali al popolo e delle «missioni» nelle parrocchie, soprattutto rurali o periferiche, con la predicazione straordinaria, ed è stata confermata nel 1986 (Constitutiones et statuta): l’apostolato dei r. si concretizza non solo nell’evangelizzazione propriamente detta, ma anche nel «servizio prestato ai gruppi più abbandonati e poveri per le loro condizioni spirituali e sociali». La congregazione, che crebbe nel regno di Napoli e poi nello Stato pontificio fra turbative politiche molto forti e con scissioni interne, fu diffusa all’estero (Polonia, Germania meridionale, Svizzera e Austria) da S. Clemente Maria Hofbauer (1751-1820, canonizzato nel 1909). La svolta decisiva verso un’attività combinata di apostolato missionario come ministero straordinario e di cura d’anime continuativa e parrocchiale si ebbe dopo il loro arrivo nell’America del Nord (1832) e sotto l’influsso di una loro personalità eminente, S. Giovanni Neumann (1811-1860). Una figura di grande rilievo alle origini della congregazione è S. Gerardo Maiella (1726-1755), un religioso non chierico, molto semplice ed incolto ma dotato di grandi carismi. La spiritualità dei r. si nutre della grande fede nel valore redentivo della croce, emblematicamente simboleggiato nel loro stemma — la croce con la lancia e la spugna, un occhio sopra la croce emanante luce e la corona al di sopra di tutto —, e della fiducia nella Madre del perpetuo soccorso, la cui immagine fu loro affidata nel 1865 da Pio IX. Diffusisi in tutto il mondo — dal 1858 in America Latina, quindi in Africa e in Oriente — in continua espansione missionaria, i r. sono (1991) circa 6.500. Nella diocesi ambrosiana erano presenti a Milano dal 1952 in una casa senza chiesa, in zona Fiera, per cui il card. Montini nel 1963 affidò loro la parrocchia di San Lorenzo al quartiere Zincone di Trezzano sul Naviglio — poi inaugurata dal card. Colombo — dove attualmente (1991) sono in quattro religiosi.
S. Raponi, I Redentoristi oggi e domani, Bussolengo, 1982.
D. Capone-S. Majorana, I Redentoristi e le Redentoriste. Le radici, Materdomini, 1985.
FRANCESCO DI CIACCIA
Sacramentini
I sacerdoti del Santissimo Sacramento (S.S.S.), detti s. e, popolarmente, eucaristini, furono fondati in Francia nel 1830 da S. Pierre-Julien Eymard (1811–1868) e approvati canonicamente nel 1863 — ma definitivamente nel 1895 — come congregazione clericale per l’adorazione perpetua del SS. Sacramento e, in subordine, in un primo tempo, per il ministero sacerdotale. La loro linea istitutiva unisce insieme la spiritualità tipicamente religiosa e sacerdotale e quella laicale, e fino al 1969 le normative della congregazione contemplavano come un fatto eccezionale l’accettazione di case con annessa cure d’anime. La loro origine si inscrive nel più vasto movimento ottocentesco di devozione eucaristica, praticata specificamente come adorazione sacramentale perpetua — ufficialmente incoraggiata da Pio IX nel 1851 —, in espiazione degli oltraggi contro il SS. Sacramento e, in Francia, in riparazione della progressiva laicizzazione della società. Il fondatore ispirò la pratica dei congressi eucaristici in un colloquio (1863) con la loro promotrice Emilia Tamisier; successivamente fu affidata ai s. la responsabilità del Comitato internazionale permanente dei congressi medesimi, insignito del titolo pontificio nel 1896. In occasione dei congressi eucaristici la congregazione fondò o ricevette in cura importanti templi, come a New York (St. Jean Baptiste, 1900), Buenos Aires (1903), Santiago (1908), Rio de Janeiro (1926), Montevideo (1927), Melbourne (1929). La nuova prospettiva liturgica del concilio Vaticano II ha dato un positivo impulso all’aggiornamento devozionale dei s., distintisi sempre nello studio della pietà sacramentale attraverso anche la rivista «Annali dei sacerdoti adoratori», emblematicamente intitolata nel 1971 «La Nuova Alleanza».
Le ancelle del SS. Sacramento, ramo femminile, non hanno vincolo giuridico con i s., anche se ne condividono il fondatore e la spiritualità.
A Milano i s. hanno aperto due parrocchie: Sant’Angela Merici, nel 1959, e San Pier Giuliano Eymard, nel 1980, dove operano complessivamente (1991) 13 religiosi su un totale di circa 1.150.
Regola di vita della Congregazione del SS. Sacramento, Prato, 1985.
FRANCESCO DI CIACCIA
Saveriani
I s., così denominati in onore del missionario gesuita S. Francesco Saverio, patrono delle missioni, e fondati nel 1895 da mons. Guido M. Conforti (1865-1931), arcivescovo di Ravenna (1902- 1904) e di Parma (1907-1931), furono approvati canonicamente nel 1921 come congregazione clericale con la denominazione di Pia Società di S. Francesco Saverio per le missioni estere (S.X.). L’istituzione si colloca in un fervido periodo di sviluppo missionario (che vide sorgere le Missioni Consolata, ecc.) e di cui il fondatore costituì uno dei maggiori ispiratori, tanto da influire sulla lettera apostolica Maximum illud (30 novembre 1919) del papa delle missioni, Benedetto XV. Nel 1904 i s. partirono per le missioni in Oriente, insediandosi anche in Cina, da dove, dopo le espulsioni del regime comunista (1949), si diffusero in Giappone, in Indonesia (1951), in diversi Paesi dell’Africa (1950) e dell’America Latina (1953).
Nella diocesi milanese i s. sono presenti a Desio con un Centro per vocazioni di adulti, dove operano (1991) otto religiosi su un totale di circa 850.
E. Botti, Mons. Guido Maria Conforti. Note critico-storiche nel centenario della nascita, Parma, 1965.
FRANCESCO DI CIACCIA
Scalabriniani
Gli s., fondati nel 1887 dal vescovo di Piacenza mons. Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905), furono approvati canonicamente nel 1948 come congregazione clericale con la denominazione di Pia società dei missionari di S. Carlo per gli italiani emigrati (P.S.S.C.) — affidati spiritualmente alla protezione di S. Carlo Borromeo — e posti dal 1924 al 1951 sotto la diretta dipendenza della Sacra Congregazione Concistoriale. La loro cura degli italiani all’estero si estende sul piano spirituale e morale, affiancando l’Associazione nazionale di patronato per l’immigrazione con fini specificamente sociali e materiali, istituita da Scalabrini nel 1885 e denominata in seguito Società San Raffaele. Poco dopo il 1930 il card. Raffaello Carlo Rossi, carmelitano, loro amico e superiore ecclesiastico così produttivo da essere ritenuto il loro secondo fondatore, portò a termine l’Istituto Scalabrini a Bassano del Grappa e aprì un nuovo fronte missionario: quello europeo. Gli s. avevano avuto infatti come prime destinazioni apostoliche New York e il Brasile (1888), effettuando una successiva espansione extraeuropea nel 1952 (Cile, Australia, Canada) e nel 1958-1961 (America Latina). Nel 1948 fu affidata loro la direzione del Pontificio Collegio Emigrazione (Roma), poi tuttavia soppresso.
Nell’opera apostolica sono affiancati sia dalle missionarie di San Carlo Borromeo per gli emigrati, fondate da Scalabrini su iniziativa di p. Giuseppe Marchetti e di Assunta Marchetti nel 1895 e approvata definitivamente nel 1948, sia dalle missionarie scalabriniane secolari, istituto secolare di diritto diocesano fondato a Soletta (Svizzera) nel 1967. Quelle sono attive in diocesi a Sala al Barro, queste sono presenti a Milano dal 1989 in due sedi (viale Montenero e, presso il monastero della Visitazione, in via Santa Sofia).
La presenza degli s. nella diocesi milanese risale al 1980-1981 in una doppia forma: come servizio catechetico e di insegnamento dell’inglese, e come servizio parrocchiale. Nel primo caso, essi hanno operato al di fuori di strutture proprie, come ad esempio presso il centro San Fedele dei gesuiti e nella chiesa di S. Maria Nascente, ed inoltre a Cinisello Balsamo, a Cologno Monzese e in via Ludovico il Moro a Milano; nel secondo caso, dal 1980, nella parrocchia dei SS. Cosma e Damiano a Pinzano (Limbiate), da cui si sono trasferiti nel 1989 in quella della Madonna del Carmine a Milano. Qui, essi hanno riunito la loro precedente doppia attività: vi operano (1991) tre religiosi su un totale di circa 750.
Importante è segnalare la ragione per cui essi si dedicano all’istruzione linguistica e il motivo per cui nella loro parrocchia a Milano celebrano, la domenica, tre messe in inglese: con l’aggiornamento successivo al Vaticano II, gli s. hanno internazionalizzato il loro apostolato, rivolgendolo non più soltanto agli italiani all’estero, ormai inseritisi in gran parte nella media borghesia dei paesi di emigrazione, ma anche agli stranieri in generale che vivono la situazione di emigrati bisognosi. In particolare, a Milano gli s. si impegnano per quelli di lingua inglese (filippini, ecc.).
M. Francesconi, Giovanni Battista Scalabrini, Roma, 1985.
FRANCESCO DI CIACCIA
Scolopi
Gli s., detti anche piaristi, furono fondati dall’aragonese S. Giuseppe Calasanzio (1556-1648) nel 1597 a Roma con la creazione della prima scuola per i fanciulli poveri, chiamata Scuola pia. Costituiti nel 1617 come congregazione con voti semplici, furono aggregati da Paolo V ai chierici regolari della Madre di Dio di Giovanni Leonardi, poi eretti dallo stesso papa in congregazione autonoma con il nome di Paolina ed infine elevati da Gregorio XV al rango di ordine regolare (1621) con la denominazione di Ordine dei chierici regolari poveri della Madre di Dio delle scuole pie (S.P. o Sch. P). Ben presto, istituite anche scuole superiori e dedicatisi all’educazione spirituale dei giovani, ebbero prestigiosi nomi fra i loro religiosi e fra gli ex alunni: tra i primi, ad esempio S. Pomilio M. Pirrotti (1710-1766), G. Battista Beccaria (1716- 1781) e l’inventore del motore a scoppio Eugenio Barsanti (1821-1864); tra i secondi, S. Vincenzo Pallotti, S. Leonardo Murialdo, Pio IX, Bartolo Longo, Pietro Verri, Carducci, Pascoli e Mameli. Molto attivi anche in Polonia dal sec. XVII, in cui ebbero figure eccellenti di pedagogisti, teologi, letterati e prelati, rappresentano tuttora, nel mondo, uno degli ordini più prestigiosi nell’attività educativa e culturale. Dal 1975 hanno istituito il rinomato premio letterario Nazareno.
Nel 1958 si insediarono a Milano nella casa Girola presso Niguarda, offerta dall’omonima famiglia, per l’assistenza degli orfani e nel 1962 ricevettero dal card. Montini la chiesa prepositurale di S. Giuseppe Calasanzio in zona San Siro — consacrata dal card. Colombo nel 1965 —, cui è annessa la Casa Calasanzio dello studente-lavoratore, ospitante (1991) un’ottantina di giovani. Considerata la consistente e consolidata presenza a Milano delle scuole gestite dai religiosi, gli s. milanesi svolgono il loro apostolato scolastico negli istituti pubblici. Su un totale di 1.700 religiosi, a Milano sono presenti (1991) in cinque.
L. Picanyol, Brevis conspectus historico-statisticus ordinis scholarum piarum, Roma, 1932.
L. Sbaragli, Giuseppe Calasanzio, Firenze, 1948.
FRANCESCO DI CIACCIA
Servi di Maria
I s., detti serviti (O.S.M.), sorsero a Firenze quando nel 1240-1241 sette uomini del ceto mercantile fiorentino — Bonfiglio Monaldi, Giovanni Buonaggiunta Manetti, Manetto dell’Amelia, Amedeo degli Amedei, Ugo degli Ugoccioni, Sostegno dei Sostegni e Alessio Falconieri, poi canonizzati nel 1888 da Leone XIII —, abbandonati tutti i loro beni, si diedero alla vita di penitenza. La datazione del 1233 come inizio dei s., recepita dai prontuari ufficiali e introdotta nei testi di storia della Chiesa, si è mantenuta fino al nostro secolo, ma ormai gli storici la dichiarano errata, essendo stata cooptata alla data di nascita di S. Filippo Benizzi, il quinto generale dell’ordine e il suo principale propulsore. Dopo che il legato pontificio card. Raniero di Santa Maria in Cosmedin nel 1249 ne convalidò la configurazione giuridica di diritto diocesano, i s. furono assunti sotto la protezione di Innocenzo IV (1251) e di Alessandro IV (1256). Ricevettero le facoltà di nominare un ministro generale con pieni poteri giurisdizionali, e perciò una prima caratterizzazione da ordine regolare, da Urbano IV (Inducunt nos, 1263), confermata da Clemente IV (Vestrae devotionis precibus, 1265). Furono approvati definitivamente da Benedetto XI (Dum levamus, 1304) per il sacro ministero in tutte le sue forme tra cattolici, acattolici ed infedeli e per la propagazione della devozione e della conoscenza della Madonna. Nel 1440 ottennero da Eugenio IV la conferma pontificia dei loro movimenti di riforma interna — riuniti in congregazioni dell’Osservanza —, ma Pio V ristabilì l’unità centralizzata dell’ordine (1570), ridefinito mendicante nel 1571. Nel 1666 fondarono a San Marcello a Roma lo Studium teologico intitolato ad Enrico di Gand (Istituto Gandavense) e nel 1683 quello filosofico a Bologna intitolato a S. Giuseppe, poi soppressi dallo Stato italiano (1870). Nel 1895 Alexis Lépicier (1863-1936) fondò il Collegio Sant’Alessio Falconieri, eretto a facoltà teologica nel 1950 e a facoltà pontificia nel 1965. Ebbero eminenti teologi, chiamati anche alla corte dei Savoia, e consultori alla Repubblica di Venezia; tra gli studiosi più noti dell’ordine, Paolo Sarpi (1552-1623) rappresenta una delle voci più incisive del nostro Seicento per l’afflato morale e per la robustezza letteraria delle sue opere. Ma non va dimenticato Alessandro Bandiera (1699-1770), sostenitore, fortemente contestato dal Parini, della prosa realistica del Boccaccio contro lo stile barocco ed arcadico. In campo mariologico i s. hanno avuto nel nostro secolo un fecondo teologo in Giuseppe Roschini (1900-1977), molto apprezzato prima del concilio Vaticano II. Tra i santi si segnalano Filippo Benizi (o Benizio) (1233-1285), che fondò le serve di Maria, e Giuliana Falconieri (+ 1341), fondatrice delle terziarie conventuali dette mantellate.
La devozione alla Madonna, alla quale i s. usano dedicare le loro chiese, si incentra soprattutto nel mistero dei suoi dolori, simboleggiato dalle «sette spade» che trapassano il cuore di Maria. È oggetto particolare del loro culto anche la «Mater misericordiae», la cui immagine ebbe origine nell’ambiente dei s. al tempo della peste del 1348.
Nella diocesi milanese si insediarono a Gorgonzola, forse nel 1273; verso il 1280 avevano un convento «fuori Porta Orientale vicino al muro del fossato», passato poi ai celestini (1317); nel 1290 riedificarono la chiesa di S. Maria del Sacco dei sacchiti, chiamata quindi S. Maria dei Servi, e costituirono la loro Provincia milanese. Resisi indipendenti dall’Osservanza mantovana del 1473 — una riforma dell’ordine —, verso la fine del Quattrocento fondarono sotto gli auspici del nobile Giovanni Rodolfo Vismara la chiesa e il convento di S. Maria del Paradiso (distrutti dagli spagnoli nel 1525 per una sistemazione urbanistica difensiva). Per interessamento del card. Salviati, nel 1533 si insediarono nell’ex monastero benedettino di S. Dionigi, restaurato e modificato grazie al governatore Antonio Leyva, loro amico e devoto, e vi dimorarono fino al 1783, quando si trasferirono nella nuova S. Maria al Paradiso a Porta Vigentina. Qui rimasero pochi anni, confluendo sotto le soppressioni austriache a Santa Maria dei Servi, poi anch’essa persa con le leggi napoleoniche. Nell’area di Santa Maria dei Servi e dell’annesso convento fu eretta (1838-1847) dal clero diocesano la basilica di S. Carlo al Corso: i s. vi tornarono solo il 1 gennaio 1926. Il loro ritorno a Milano, ispirato ai tradizionali motivi di presenza in una grande metropoli e facilitato dalla situazione di povertà in cui versava la parrocchia di S. Carlo dal primo dopoguerra, sviluppò un’attività pastorale che ben presto ottenne una risonanza cittadina, e la loro chiesa assunse un ruolo di primo piano a Milano: il 31 gennaio 1926 l’Opera Cardinal Ferrari vi commemorò il quinto anniversario della morte del fondatore, e tra i presenti c’era l’allora abate di San Paolo in Roma, Ildefonso Schuster; le Conferenze milanesi della San Vincenzo vi tenevano gli incontri e vi celebrarono la Pasqua gli universitari, gli impiegati e altre categorie di persone. Alla fine degli anni Trenta i s. avevano già costruito il convento e l’Auditorium e nel settembre 1937 inaugurarono la Fiera del libro cattolico, una delle loro caratteristiche innovative a Milano. Nel luglio 1941 l’arrivo di p. Davide M. Turoldo e di p. Camillo M. Piaz segnò l’inizio di una fervida sintonia con la cittadinanza, innanzitutto nella partecipazione dei frati alle associazioni in favore dei bambini e degli anziani quali vittime più tragiche della guerra. Dall’8 settembre 1943, per impulso dei p. Turoldo e Piaz si costituì nel convento una fucina della Resistenza milanese e dell’Alta Italia —- tra gli altri vi compaiono i nomi di Teresio Olivelli e di Curiel —, tesa ad orientare la nuova classe dirigente e la cultura italiana verso un cristianesimo che, elevando l’umanità, rendesse operanti nella realtà storica e sociale gli ideali evangelici. Sempre impegnati per i più bisognosi, nel 1948 i s. istituirono in San Carlo una messa domenicale le cui offerte erano devolute ai poveri. Nello stesso periodo fondarono la parrocchia dell’Addolorata in zona San Siro, a quell’epoca periferica e abbandonata. L’opera più duratura dei s. milanesi è tuttavia la Corsia dei Servi. Forgiata nell’immediato dopoguerra e frutto di discussioni con personalità del laicato cristiano di Milano — fra cui E. Franceschini, G. Lazzati, M. Apollonio, G. Bontadini, D. Del Bo, A. Romanò, P. Bottani, G. Fei, D. Gatti, V Bennigartner, G. Merzagora, M. Ranchetti, F. Olivero e Lucia Pigni —, si proponeva di pubblicare e di dibattere testi nuovi in quanto legati alle fonti e alle origini cristiane. Nel periodo conciliare e postconciliare la Corsia divenne un punto d’incontro del laicato milanese con la partecipazione di teologi rinomati e di esperti del Vaticano II: la rivista «Diocesi di Milano» ne elogiava la libreria e la connessa promozione teologica (1971) e l’Unione dei superiori maggiori degli ordini religiosi la giudicava una delle poche voci degli ordini a Milano (1973). Intanto la Corsia si era sviluppata su due linee differenti, ciascuna orientata verso una diversa utenza: quella dell’Auditorium, legato alla comunità conventuale, e quella della libreria, che si appropriò del nome di Corsia dei Servi. Il 27 settembre 1974 la Corsia fu chiusa, pur continuando l’attività altrove — Nuova Corsia in via Tadino, con annessa libreria —, mentre nella sede usuale furono attivati il Gruppo culturale S. Carlo e una libreria denominata Corsia S. Carlo. Nel 1991, con gli auspici del card. Martini, sotto la direzione di Massimo Giuliani e con il ritorno di p. Turoldo — defunto nel 1992 —, la tradizionale sede della Corsia dei Servi fu riaperta agli incontri-dibattiti per credenti e non credenti, come dimostra il programma dei primi cicli, con la partecipazione di personalità che vanno da Formigoni a De Benedetti, da Mortillaro, della Federmeccanica, a Dell’Arringa, docente di economia del lavoro all’Università Cattolica, dal card. Martini al musulmano Abdus Salam.
A Milano i s. sono (1992) una quindicina su un totale di 1.160.
Studi storici sull’ordine dei servi di Maria, Roma, 1933 ss.
A.M. Rossi, I settecento anni dei servi di Maria, Firenze, 1933.
A.M. Rossi, Manuale di storia dell’ordine dei servi di Maria, Roma, 1956.
E. Berlasso, Da quasi sette secoli a Milano i servi di Maria, Diocesi di Milano, 2 (1961), pp. 290-301. EA. Dai. Pino, I frati servi di S. Maria dalle origini all’approvazione (1233-ì304) Lovanio, 3 voll., 1972.
F.A. Dal Pino, I frati servi di S. Maria dalle origini all’approvazione (1233-1304), Lovanio, 3 voll., 1972.
FRANCESCO DI CIACCIA
Somaschi
1 s., fondati da S. Girolamo Miani (1486-1537) a Somasca (Bergamo) come Compagnia dei Servi dei poveri, furono costituiti nel 1568 come Ordine dei chierici regolari di S. Maiolo di Pavia o dei chierici regolari somaschi (C.R.S.) e approvati definitivamente nel 1626 per l’istruzione e l’educazione della gioventù, specialmente se orfana, e per il ministero parrocchiale. Lo stesso fondatore creò a Milano nel 1533 un orfanotrofio, prima presso la chiesa del S. Sepolcro, poi (1534), coadiuvato nell’organizzazione da p. Angiolmarco Gambarana, nel luogo dove un tempo sorgeva l’ospedale S. Martino a Porta Nuova (da cui la denominazione di «Martinitt»).
Nel 1542 il Gambarana aprì un istituto per le orfane nell’abbandonato monastero di S. Caterina di Rancate, affidandone la diretta cura ai s. stessi. Sempre a Milano, tuttavia, un Capitolo generale dell’ordine (1569) restrinse l’assistenza delle orfane da parte dei religiosi alla dimensione spirituale, mentre accettò, in ossequio alla bolla di fondazione canonica come ordine regolare, la direzione dei seminari.
Nel 1586 i s. ricevettero l’affidamento della chiesa di S. Maria Segreta (allora in zona Cordusio) e nel 1616 di quella di S. Pietro in Monforte. Riammessi nel 1815, tra i pochi ordini, nel Lombardo-Veneto dopo la soppressione napoleonica, nel 1879 crearono a Milano, dopo le soppressioni italiane, l’Istituto Usuelli per il recupero e l’educazione dei minori in difficoltà, poi dotato di scuola media legalmente riconosciuta (con circa 40 allievi nel 1991) e di una comunità di alloggio – dal 1970 anche sede della cura provincializia –, e nel 1935 a Corbetta l’Istituto S. Girolamo Emiliani (con circa 300 allievi nel 1991).
In linea con il loro carisma, i s. si dedicano intensamente anche al recupero dei tossicodipendenti: hanno intessuto una rete di centri terapeutici di accoglienza rapportati al livello di intervento rieducativo e raccordati con l’associazione «Formazione delle famiglie» (con sede centrale a S. Zenone al Lambro in diocesi di Lodi), per coinvolgere le famiglie nel programma di recupero dei giovani. Nella diocesi milanese hanno aperto un centro nel 1978 a Cavaione di Truccazzano, dove i s. erano già presenti nel campo educativo; quello di Cassignanica di Rodano è stato attivo dal 1979 al 1989. A Magenta reggono la parrocchia dei SS. Giovanni Battista e Girolamo Emiliani. In diocesi i s. sono attualmente una ventina su un totale di circa 425.
Tra le più insigni personalità dei s. è da segnalare il poeta Carlo Innocenzo Frugoni (1692-1768), di fama nazionale, e Francesco Soave (1743-1806), educatore a Lugano, verso il quale il discepolo Alessandro Manzoni nutrì profonda stima. Tra i s. milanesi si è distinto Giovanni Battista Pigato (1910-1976) — insignito della medaglia d’oro Hoeufft nel 1951 e più volte della «magna laus» al concorso di Amsterdam —, definito da Ezio Franceschini, nel 1967, «uno dei migliori latinisti del mondo».
L. Zambarelli, L’ordine dei padri somaschi, Roma, 1928.
M. Tentorio, I somaschi, Torino, 1952.
S. Raviolo, L’ordine dei chierici regolari somaschi, Roma, 1957.
L. Prada, I somaschi a Corbetta: cinquant’anni dopo, «Quaderni del Ticino», 4 (1985), 25, pp. 3-120.
FRANCESCO DI CIACCIA
Stimmatini
Gli s., fondati da S. Gaspare Bertoni (1777-1853) nel 1816 e canonicamente approvati nel 1855 come congregazione clericale delle SS. Stimmate (C.S.S.), esercitano istituzionalmente ogni tipo di attività «in servizio ai vescovi».
A Milano si stabilirono nel 1903 dietro richiesta del card. Ferrari, dirigendo un pensionato operaio in zona Monforte con relativi corsi di scuola serale. Nella stessa zona, in località Acquabella, crearono nel 1908, sotto la direzione del p. Giuseppe Antonelli, la loro comunità definitiva, presso cui in seguito, nel 1950, istituirono il Pensionato universitario Bertoni. Nel 1917 riuscirono a completare, grazie alla munificenza del conte Ernesto Lombardo, la chiesa di Santa Croce, eretta a parrocchia nel 1920 ed abbellita nel 1961. Nel 1956 costruirono la parrocchia di S. Leone Magno nella zona periferica alle Rottole con un secondo Pensionato universitario. Gli s. a Milano sono sette su un totale di circa 390. Personalità di spicco da non dimenticare è quella di p. Michele Scalet, prevosto a Santa Croce dal 1959 al 1982 e primo decano di Città Studi.
G. Armane, Santa Croce: gli stimmatini a Milano, «Terra ambrosiana», 24 (1983), pp. 116-118.
FRANCESCO DI CIACCIA
Terz’Ordine regolare
II T. di San Francesco, un’emanazione diretta del Terz’ordine della penitenza istituito da S. Francesco nel 1221, si sviluppò un po’ alla volta e spontaneamente man mano che si consolidò la vita in comune dei terziari e si radicò, dopo una prima approvazione di Nicolo IV (Supra montem, 1289), la loro prassi di emettere i voti solenni. Giovanni XXII (Altissimo in divinis, 1324) li approvò e Nicolo V (Pastoralis officii, 1447) li confermò canonicamente come ordine mendicante. All’origine essenzialmente eremitici o dediti all’assistenza degli ammalati, nel sec. XX si diffusero nelle missioni (America Latina e India) e si impegnarono nell’attività parrocchiale, scolastica e sociale, ottenendo plausi da Benedetto XV (Tertii ordinis a poenitentia, 1921) e da Pio XII (Laetemur equidem, 1948).
Il ruolo dei terziari di Milano fu determinante nella storia dell’ordine, tanto che nei sec. XV e XVI la denominazione ufficiale fu quella di frati del terzo ordine di S. Francesco della penitenza della Congregazione lombarda. A Milano ebbero tre luoghi: SS. Faustino e Giovita (1500), riedificato nel 1519 e conosciuto oggi sotto il titolo del SS. Nome di Maria (in via Ortica); S. Maria del Paradiso (1550), concesso loro in sostituzione della precedente dimora con diploma cesareo di Carlo V del 1545; S. Barnaba in Gratosoglio (1600), mantenuto fino alla soppressione giuseppina (1783).
Tornati a Milano il 7 ottobre 1959 e ospitati per quattro anni dai frati cappuccini di piazza Velasquez, ebbero affidata nel 1960 dal card. Montini la nuova parrocchiale dei SS. Patroni d’Italia, consacrata dal card. Colombo nel 1968. Alla chiesa prepositurale è annesso il pensionato Oasi di S. Francesco, con 180 camere.
A Milano i terziari regolari sono quattro su un totale di circa 1.300.
R. Pazzelli, II Terz’ordine regolare di S. Francesco attraverso i secoli, Spoleto, 1958.
FRANCESCO DI CIACCIA
Vocazionisti
I v., fondati da don Giustino M. Russolillo (1891-1955) nel 1920 e confermati con decreto pontificio nel 1948 come congregazione clericale denominata Società delle divine vocazioni (S.D.V.), furono definitivamente approvati nelle loro costituzioni nel 1966. Si dedicano alla formazione delle vocazioni sacerdotali e religiose, per il clero regolare e diocesano, attraverso l’opera caratteristica del «vocazionario», delle parrocchie e delle missioni: al 1991 hanno preparato poco più di 200 vocazioni per il proprio istituto e circa 600 per le altre congregazioni e per le diocesi. Sviluppatisi a Roma nel 1949, si diffusero poi negli USA, in Brasile, Argentina e Francia. Sono coadiuvati nel loro apostolato dalle suore delle divine vocazioni.
Nella diocesi milanese hanno la parrocchia della Natività della Beata Vergine Maria, a Gittana di Perledo, nonché una casa di accoglienza a Varenna (eremo Gaudio)M. Mairano, A colloquio coi lettori, «La Fiaccola», 50 (1976), 10, p. 14.
FRANCESCO DI CIACCIA